In quest’ultimo periodo assistiamo al trasferimento in Italia di tanti bambini/e e ragazzi/e provenienti dall’area di guerra israeliano-palestinese, bisognosi di cure mediche per i traumi subiti.
Questi giovani infermi, dopo aver ricevuto le cure di fase acuta, dovranno necessariamente affrontare la parte Post-acuzie quando la disabilita è maggiormente modificabile e l’intervento riabilitativo meglio influenza i processi biologici che sottendono il recupero, contenendo e riducendo l’entità della menomazione.
Con questo spirito nel 2008, per volontà del Comune di Guspini e dell’ASL n.6, nasceva il Centro di alta riabilitazione “Santa Maria Assunta”, ponendosi all’avanguardia dei centri di riabilitazione nazionali, ma l’insipienza degli amministratori regionali del tempo lo chiusero dopo averlo gestito per due anni, con gravi danni sanitari ed economici. Dopo tante battaglie, non ultima quella dell’On. Rossella Pinna, la Regione Sardegna ha riconosciuto nel centro di riabilitazione di Guspini un importante presidio extra ospedaliero con funzioni riabilitative e hospice (missione 13 – programma 05 – titolo 2), stanziando le risorse per l’acquisto e il suo rilancio.
Il compatto centro sanitario venne attrezzato in modo particolare per dare risposte riabilitative ai bambini e ragazzi, ma con uno sguardo anche agli adulti, ai malati terminali, attraverso le cure palliative, ai pazienti Alzheimer e le loro famiglie. Ancora oggi diversi dei suddetti servizi non sono presenti nella gestione sanitaria pubblica. Nonostante la lunga inattività il Centro di Riabilitazione di Guspini rimane ancora il più avanzato e strutturato dell’isola. Posto in posizione salubre e soleggiato, si articola su due livelli, occupa una superficie di 2950 mq e con le attuali 35 camere dispone di 70 posti letto, suscettibili di ampliamento a 100. Le dotazioni strumentali di eccellenza constano di 4 vasche riabilitative, di cui una iperbarica con la profondità di 5 metri e di una articolata palestra che ospitava il robot “Locomat” pediatrico e per adulti, nonché di importanti strumenti riabilitativi come il Reo, per gli arti superiori. Oggi con la presenza in Italia dei bambini e ragazzi provenienti dalle aree di guerra, il Centro, ripristinato e completato, potrebbe dare il suo contributo e diventare un importante riferimento riabilitativo pubblico al centro del mediterraneo.
Stando all’oggi, il “Santa Maria Assunta” attende di riprendere il cammino interrotto, per tornare ad essere un centro di eccellenza, speriamo stavolta nelle convinte mani della sanità pubblica.
Investire in Sanità è moralmente ed economicamente opportuno, in quanto, per stare al nostro caso, un bambino o ragazzo, ma anche una persona adulta, presa per tempo, potrà recuperare la sua vitalità, così come avveniva in collaborazione con la Stroke Unit dell’ospedale Brozzu.
Cooperazione estesa anche alla rianimazione dell’ospedale di Sangavino Monreale, che consentì di raggiungere importanti risultati sanitari e riabilitativi, nonché liberare preziosi posti letto e abbattere i rilevanti costi ospedalieri.
Se pure oggi il Centro di alta riabilitazione risulta in condizioni precarie e con la necessità di un intervento di spolvero, risanamento e completamento, non sarà difficile capire che la riapertura farà bene ai sardi e alla sanità regionale. In primo luogo perché abbatterà i viaggi della speranza, e come già avvenuto, invertirà la tendenza, così come auspicato dal neo Assessore alla sanità Dott. Bartolazzi, che i milanesi possano curarsi in Sardegna. Il “Santa Maria Assunta”, dopo un anno di attività ricoverava già pazienti dal continente e non solo, come il tennista argentino, il medico svizzero o il giovane romano, destinato a stare a vita sulla sedia a rotelle, che lasciò il centro sotto braccio della madre poliziotta. Di questi giovani ed adulti pazienti si era già formata una lista d’attesa con 25 richieste di ricovero, poi impunemente ignorata per miope visione.
Il complesso sanitario inoltre, dotato di ossigeno, gas medicali, aria compressa e servizi in camera, è predisposto per la ricerca, in particolare le vasche sono dotate di finestre per l’osservazione diagnostica e le attrezzature, ancora in situ, permettevano di svolgere attività riabilitative anche in ambito sportivo.
Ci si augura che, nel rispetto della volontà del Consiglio Regionale e di una continuità amministrativa, sovente non praticata nelle alternanze governative per visioni “diverse”, si riesca a guardare oltre gli steccati, così come avvenne alla sua nascita, voluta da due Enti pubblici governati da amministrazioni politicamente opposte, ma con l’alto obbiettivo condiviso di dare risposte alle sofferenze dell’uomo.
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